https://esgnews.us8.list-manage.com/track/click?u=f0e4031f055d3ada0a4f3ee91&id=879c386e5d&e=5b52246aa1
L’autorità europea ha posticipato l’entrata in vigore della CSRD e della CSDDD con lo “stop the clock”, ma ciò non ha rallentato la necessità di rafforzare la capacità delle imprese di garantire credibilità e trasparenza nei dati ESG. È su questa urgenza tecnica e culturale che interviene il documento operativo L’importanza dell’Assurance nel reporting di sostenibilità pubblicato dal Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili, che definisce in modo sistematico l’importanza dell’assurance per dare legittimità e peso reale al reporting di sostenibilità.
Il documento pubblicato dal CNDCEC, in particolare, oltre a far luce sui vantaggi dell’assurance, mette a disposizione di revisori e aziende linee guida e modelli metodologici per assicurare coerenza e comparabilità tra i bilanci di sostenibilità.
Contesto e vantaggi dell’assurance
L’approvazione in sede europea della cosiddetta “Stop-the-clock Proposal” ha rinviato i termini di applicazione delle disposizioni previste dalla CSRD e dal regolamento sulla due diligence di sostenibilità.
Alla luce del mutato contesto normativo di riferimento, nel documento del CNDCEC si sottolinea l’opportunità di continuare comunque a fornire strumenti operativi concreti ai professionisti nel settore dell’assurance di sostenibilità, anche in ragione dell’evoluzione del framework normativo eurounitario e nazionale, che richiede nuove competenze e un aggiornamento costante.
Va sottolineato poi che, a prescindere dall’obbligo normativo, l’assurance volontaria può portare diversi vantaggi all’impresa in quanto rafforza la responsabilità e la trasparenza, genera fiducia nei mercati e tutela l’azienda da un “expectation gap” ovvero tra ciò che gli stakeholder si aspettano da una verifica e ciò che realmente ottengono. Questo gap infatti può rappresentare un rischio reputazionale non indifferente, nel caso in cui i mercati dovessero percepire delle divergenze tra quanto comunicato sui temi ESG e la realtà aziendale.
Un report ESG verificato aiuta a colmare questa lacuna, definendo un linguaggio condiviso tra il revisore, l’azienda e gli stakeholder, evitando fraintendimenti sull’accuratezza e affidabilità dei dati. In un’ottica di marketing finanziario, questo si traduce in un aumento di credibilità verso analisti, rating ESG e investitori istituzionali, rendendo l’azienda più appetibile sui mercati, sia nei finanziamenti che negli investimenti azionari.
Inoltre, la credibilità garantita dall’assurance migliora l’engagement con la comunità locale e la fiducia degli utenti finali.
Alcune linee guida fondamentali
Il testo mette in evidenza anche il tema del livello di assurance, per cercare di capire se il livello di limited assurance può essere sufficiente a garantire l’accuratezza della rendicontazione di sostenibilità. La seguente tabella dunque evidenzia le differenze tra i due livelli di assurance, auspicando che, a prescindere dalle decisioni che verranno prese a livello normativo, le imprese si andranno ad orientare su una verifica più approfondita degli aspetti di rendicontazione non finanziaria.

Il documento fornisce, infine, una guida chiara sulle fasi operative fondamentali per condurre un processo di assurance efficace del reporting di sostenibilità.
La prima fase è quella di gestione dell’incarico, durante la quale il professionista acquisisce informazioni sul tipo di rendicontazione da verificare, sui criteri utilizzati, sulle tematiche trattate e sul livello di approfondimento previsto. In questa fase si valuta anche l’indipendenza del team e la sua competenza in materia ESG.
Segue la fase di pianificazione, nella quale si analizza il contesto aziendale, si identificano i principali rischi legati alla sostenibilità, si valutano le informazioni rilevanti, si definisce il perimetro della rendicontazione e si pianifica l’attività di verifica, individuando gli obiettivi e le aree prioritarie d’intervento. Le procedure applicate possono essere di tipo analitico, come il confronto con dati esterni o l’analisi dei trend storici, oppure di tipo sostanziale, come il campionamento di dati documentali a supporto degli indicatori riportati.
Nella fase di controllo e testing, si entra nel vivo della verifica: vengono analizzati i processi di raccolta e aggregazione dei dati, si conducono test specifici sui KPI individuati, si verificano la completezza e l’attendibilità delle informazioni e si effettuano eventuali visite presso i siti aziendali per approfondire criticità operative.
Le attività proseguono con la fase di esecuzione delle procedure pianificate, che include interviste, riscontri documentali, mappatura delle fonti, verifiche su dati storici ed elaborazioni quantitative e qualitative. Quando alcuni dati non sono direttamente disponibili, si ricorre a stime basate su informazioni ragionevoli e giustificabili, come medie di settore o altri proxy.
Il processo si conclude con la fase finale di completamento che prevede l’analisi complessiva delle evidenze raccolte, la revisione del report ESG, il confronto con l’organo amministrativo, l’acquisizione della lettera di attestazione e la formalizzazione della relazione conclusiva. Tale relazione sintetizza le verifiche svolte, gli eventuali scostamenti rilevati e il parere finale espresso dal revisore, contribuendo a definire la qualità e l’affidabilità del reporting di sostenibilità dell’impresa.